Ott
16
2008
1

Tango a Roma: Riflessioni su Musica, Tecnica e Problemi del Tango nella Capitale

I maestri de La Academia de Tango Los Chantas Cuatro condividono alcune riflessioni sul Tango a Roma in una lettera aperta sul Tango, su quello che è o dovrebbe essere e su quello che sta diventando a Roma, a beneficio di chi si è avvicinato da poco al tango argentino e di chi invece lo pratica da più tempo.



Credit: (CC) Éole Wind - http://www.flickr.com/people/eole/

Credit: (CC) Éole Wind - http://www.flickr.com/people/eole/



Il tango argentino è la musica, in tutte le sue manifestazioni, i suoi ritmi e le sue tipologie. Su questo non ci piove. Il tango argentino è poi anche il ballo, e qualcuno dice che sia anche una danza, gusti personali. Il tango argentino è poi molte altre cose: arte, cinema e cultura; fino a divenire per gli argentini un modo di camminare e finanche di vedere la vita in un certo modo. Ma io qui oggi mi fermo alla musica e al ballo.

Quando noi balliamo tango argentino dobbiamo ballare la musica. Nessun ballerino/a balla senza musica.
E’ questo l’insegnamento che ci viene dai vecchi milongueros

Quello che accade invece e che molti ballano i passi o ballano le coreografie o le pose che si sono messi in testa. Chi balla i passi invece della musica, ha deciso di barare con se stesso, per motivi vari pensa di prendere una scorciatoia o di ridurre tutto ad una sciarada o a una caricatura.

A noi i passi non mancano, i “vecchi” del gruppo vi possono testimoniare che anche dopo dieci anni i passi non sono finiti, e ne continuano a vedere di nuovi e inediti. Ma attenzione, questo serve solo a mentenere viva l’attenzione, il passo nuovo è solo la scusa per esercitare la pratica del tango.

Per migliorare il domino e la padronanza sul proprio corpo, la capacità di gestire l’equilibrio, di spostare il peso, di controllare il proprio asse insieme a quello della donna in un respiro solo. Prerequisiti indispensabili per ballare.

Come mai allora ci meravigliamo quando vediamo un bravo ballerino che ha un’ottima tecnica ma balla la musica e non solo i passi che la sua tecnica gli consentono? Acquisendo molta tecnica possiamo fare a meno della musica? Ecco io credo che questo sia un equivoco in cui molti, quasi tutti, oggi, cadono.

Distinguiamo un bravo ballerino quando la musica che balla si esprime sulla tecnica che possiede, ma attenzione: se balla solo la sua tecnica, balla sui passi e non sulla musica.

Come si balla sulla musica? Bisogna sentire la musica, il suo ritmo ci deve possedere e ci deve commuovere, e ci deve anche divertire, se questo miracolo non avviene non abbiamo chance. Se la musica del tango non ci commuove o non ci diverte o non ci piace, se il suo ritmo non è dentro di noi non andiamo da nessuna parte.

Ciascuno di noi “sente” di più alcuni brani e preferisce ballare quelli piuttosto che altri, perchè “mi piacciono di più” spesso si sente dire. A parte i gusti personali, questa è una chiara spiegazione del fatto che ci riesce meglio ballare quando “sentiamo meglio” la musica e la sentiamo più vicina alla nostra sensibilità e quindi inconsciamente il nostro desiderio è effettivamente quello di ballare la musica.

Peccato però che quando non arriviamo a “sentirla” bene ricadiamo nel vizio e nella tentazione di ballare i passi.

Avere la coscienza di questa meccanica è già una fortuna, è il primo passo per sapere che la soddisfazione massima è quando andiamo a cercare la musica e non i passi.

L’indice massimo della nostra capacità di sentire la musica del tango è la quantità di brani che sentiamo vicini a noi. In parole povere: minore è la quantità di brani che ci piacciono, più siamo difficili di gusti, meno siamo dentro alla sensibilità di questa musica; e al contrario maggiore il numero di brani che “sentiamo” e quasi totale è la nostra sensibilità e comunanza con la musica di tango, più siamo dentro e vicini alla musica, e più siamo pronti ad esprimerla con il corpo attraverso la tecnica che possediamo.

Sulla tecnica anche vorrei dirvi quanto segue: la tecnica di questo ballo si impernia molto sulla capacità propria di saper gestire il proprio e l’altrui equilibrio, sulla respirazione che accompagna i movimenti e ci dà la forza per coordinarli.

La gestione del peso anche è fondamentale, fa parte del meccanismo che ci consente di controllare noi e l’altro. Cito sempre una frase che Pablo Veròn ci disse, oramai circa dieci anni fa, e che trovo vera ed illuminante: “Quando diventi padrone del tuo corpo, allora puoi fare quello che vuoi e non hai più limiti“.

Questo è quello che ci disse dopo tante volte che gli veniva richiesto come poteva fare una cosa piuttosto che un’altra. Ecco in quella occasione lui non ci diede il pesce ma la canna da pesca, e fu un insegnamento vero.

Divenire padroni del proprio corpo vuol dire gestire completamente i punti elencati sopra.

La tecnica si esercita e si migliora con la pratica, senza la gestione di anche solo di uno dei punti sopra scritti non abbiamo una buona tecnica il che vuol dire che possiamo permetterci meno passi e meno figure, ma non che non possiamo ballare.

Produrre passi o figure che non sono supportati da una buona tecnica non ci fa ballare meglio, al contrario ci rende ridicoli.

L’altezza o il peso sono relativi e non importanti, se si possiede un buon equilibrio si può ballare con una persona più alta o più pesante o più bassa e più leggera. Esteticamente però altezza e figure equilibrate sono migliori, ma è solo un discorso estetico da fare per occasioni particolari come le esibizioni.

All’inizio da principianti non pensiamo alla musica, siamo concentrati sulla tecnica sui passi, poi piano piano la musica si fa avanti e deve acquisire importanza maggiore, osservate in sala, in milonga si vede molta gente che balla i suoi passi per impressionare l’altro/a o il pubblico.

Si può impressionare molto di più l’altro/a ballando sulla musica, è più difficile ma più potente.

Questo è il vero trucco, la mossa segreta, il passo inedito, la coreografia finale.

E’ anche originale perchè ciascuno di noi è unico e sente la musica in maniera differente e in questo modo la trasmette. Migliorare la tecnica serve solo ad amplificare l’effetto del risultato di ballare sulla musica, ma non lo sostituisce. Se siete poveri sotto l’aspetto musicale non diventerete più ricchi con due figure in più.

E’ questo il tango argentino, è la passione della commozione o del divertimento estremo del ballare questa musica insieme ad un’altra persona, del sentirsi vicini anche quando l’altro è un estraneo apparentemente lontano, è una ubriacatura e una comunione dei sensi, un momento intimo condiviso.

Il resto viene dopo ed è accessorio.

Le strade sono sempre due, una facile e l’altra difficile e lunga. Una che porta illusioni facili, l’altra soddisfazioni dopo lunghe fatiche. Ciascuno sceglie quello che vuole, la maggior parte la via corta, quella facile, che finisce presto però, pochi quella lunga.

Queste righe solo per condividere una passione comune.

Oggi che a Roma il tango sembra una merce da vendere, confezionata in varie modalità, come la salsa, per avere un prodotto differenziato da offrire al pubblico. Raccontare queste cose sembra diventato poco opportuno o sembra una vergogna dire che questi erano gli insegnamenti dei grandi maestri del passato.

Da noi quasi tutti trovano quello che cercano, chi i passi, chi la musica, chi un gruppo di amici, chi qualcos’altro…ma questo è un’altro discorso.

Io cerco la musica, perchè sapete, quando la musica finisce, quello che rimane è il silenzio.

Marco

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Ott
09
2008
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Juan D’Arienzo: Biografia, Musica e Video

Era conosciuto come ” El Rey del Compàs ” perché così lo battezzò il Principe Cubano ( Angel Sànchez Carreño).

Juan D'Arienzo

Biografia di Juan D’Arienzo

Juan D’Arienzo nacque a Buenos Aires, nel quartiere di Congreso, il 14 Dicembre del 1900 e morì nella medesima città il 14 Dicembre del 1976.

Era conosciuto come ” il re del Compàs ” perché così lo battezzò il Principe Cubano (Angel Sànchez Carreño), l’animatore del ” Chantecler”, dove negli anni ’30 l’orchestra del maestro si metteva in luce mentre le coppie danzanti “le sacaban viruta al piso”.

Priva di avere una propria orchestra, D’Arienzo, che aveva studiato violino nei conservatori Mascagni e Thinaud-Piazzini, si mise in mostra in molte altre formazioni. Fin dall’inizio restò vincolato ad Angel D’Agostino, con il quale, attraverso varie esibizioni, sostituì l’orchestra di Roberto Firpo nel Teatro Nazionale. Ciò accadde quando Firpo, per altri impegni di lavoro, non riuscì più a presenziare la rappresentazione di Cabaret Montmartre, di Alberto Noviòn, nel 1919. Laddove Maria Luisa Notar cantava in scena un testo intitolato “Flor de fango”, che Pascual Contursi aveva scritto per il tango “El desalojo”, di Augusto Gentile.

Posto che la musica è una sola, D’Arienzo ebbe tuttavia occasione di suonare il suo strumento nella rondalla di “Cauvilla Prin” e nella jazz band di Nicolas Verona. Nel 1922 viaggiò in Europa e al ritorno tornò ad impugnare l’archetto del suo strumento insieme a D’Agostino, unione alla quale presto si aggregò Anselmo Aieta.

Nel 1926 già era titolare d’orchestra, poiché D’Agostino era stato rimpiazzato da Luis Visca, musicista formatosi con Juan Maglio.

Quando nel 1927 l’etichetta Electra contattò il giovane cantante Carlos Dante, lo portò a D’Arienzo affinché lo accompagnasse. Dopo aver condiviso el rubro con Juan Polito, torna con Luis Visca ed è l’orchestra D’Arienzo-Visca quella che compare al “Chantecler”, nel 1934. Più tardi, Visca si ritira per motivi familiari e D’Arienzo si prende carico del rubio.

Nel gennaio del 1936 confida il progetto a Rodolfo Biagio, il quale in due anni e mezzo trasformò il gruppo e gli conferì quell’impronta che non si cancellò neppure con la diserzione quasi totale dei musicisti, prodotta nel 1939.

Della epoca di Biagi , è la avvolgente versione di “La puñalada”, di Pintìn Castellanos, e quella non meno spettacolare della “Cumparsita”. Nel frattempo la formazione viene mandata dalla radio El Mundo, e attraverso quegli studi arrivarono al paese e dintorni quelle ventate di armonia che D’Arienzo e Biagi scatenavano, notte dopo notte, dal palco del “Chantecler”.

Musicisti vigorosi come Polito, Salamanca e Héctor Varela o squisiti come Cayetano Puglisi; cantanti di buona scuola come Héctor Mauré, Juan Carlos Lamas, Armando Laborde e il riojanito Enrique Carbel e altri che si sarebbero definiti il prolungamento della sua orchestra, come Alberto Echague, risposero con disciplina alla” conduzione coscienziosamente istrionica del maestro”, esprime lo studioso José Gobello.

Parlando dell’orchestra di D’Arienzo, José Gobello segnala l’armonia dei suoni, delle voci e persino dei gesti:

Restituì al Tango il Tango dalle labbra ai piedi, contrariando Contursi che lo aveva portato dai piedi alle labbra e, a pareggiare i conti, aprì il cammino a quel prodigio di equilibrio tanguero che furono, ciascuna in proprio, le indimenticabili orchestre degli anni ’40“.

Musica di Juan D’Arienzo

Ascolta i tanghi più famosi di Juan D’Arienzo.

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Video di Juan D’Arienzo

Conosci personalmente Juan D’Arienzo vedendo i migliori video dove dirige la sua orchestra e suona del buon tango.

Juan D’Arienzo - Tango “Loca”

Juan D’Arienzo - Tango “La Cumparsita”

Juan D’Arienzo - Tango “Mi Japon”

Juan D’Arienzo - Tango “Paciencia”

Juan D’Arienzo - Tango “De Puro Curda”

Juan D’Arienzo - Tango “9 de Julio”

Juan D’Arienzo - Tango “Remembranzas”

Juan D’Arienzo - Tango “Nada Mas”

Traduzione italiana di Fabio Antonucci

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