Dic
23
2008
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Tango Estilo Salon, Milonguero, Nuevo, Orillero o Fantasia ?


Credit http://www.flickr.com/photos/rogimmi/2386957357/

Milano 1997 Tangoy. Osvaldo Roldan e Monica Fontana. http://www.flickr.com/photos/rogimmi/2386957357/


Indagine sullo stile Milonguero con una intervista esclusiva a Kely y Facundo Posadas, una coppia famosa del tango argentino che può raccontare, per averli vissuti, gli anni in cui si formarono molti degli stili che oggi balliamo.

Spesso si sente dire ” No io questo non lo so fare, sai ballo il tango miloguero….” oppure ancora prima di iniziare ” io ballo il tango milonguero….” come per mettere le mani avanti e scusarsi in anticipo.
Altre volte invece qualcuno chiede ” Cos’è il tango milonguero ? Sai un mio amico mi ha detto che balla quello stile lì……”

Io a queste persone spesso rispondo citando Alejandro Aquino:

“Beh…Se non sai ballare il tango ti rimane pur sempre il tango milonguero !”

Alejandro Aquino ballerino coreografo scelto insieme alla sua compagna da Osvaldo Pugliese nel 1989 per far parte della sua grande orchestra, in una intervista pubblicata su “Il Tango - sentimento e filosofia di vita” - di Elisabetta Murraca edito da Xenia Edizioni nei tascabili 2000 si pronuncia proprio così, (pag 98) come citato sopra, sul tango milonguero.

E ancora in un’altra intervista a Osvaldo Roldan (insegnate dello stile milonguero) leggiamo:”…questo stlie (il milonguero ndr) è abbordabile da qualsiasi tipo di persona, grassa o magra, alta o bassa, che abbia o meno problemi di ritmo….” (pag 101)

In altre parole un tango per chi non sa ballare il tango argentino, buono anche per chi ha problemi di ritmo e musicalità ? Un tango di serie B ?

In realtà il tango milonguero si dovrebbe chiamare più precisamente “del centro”.
Milonguero è un termine improprio, il milonguero è il ballerino che frequenta la milonga, e non è certo meno milonguero se balla il tango salon o un altro stile.

Grazie a dio nel tango argentino a differenza della salsa (portoricana o cubana) chi sa ballare tango lo sa ballare con tutti. Eppure sembra che i ballerini che seguono lo stile milonguero siano (insieme a quelli che seguono il tango nuevo) gli unici che si debbano giustificare per non sapere come fare questo o quest’altro.

Il tango del centro (o milonguero) ha un abbraccio molto stretto, ballando molto stretti non si possono fare molte cose con i piedi; gli ochos cortados per esempio nascono proprio perchè la donna non può allungare bene i fianchi, ed oltre a pochi altri passetti non si può fare altro.

Di solito il tango è molto più libero: nel tango si può fare di tutto, basta che sia guidato, segnalato, che si capisca e che non metta in difficoltà gli altri.

Una tra le teorie più accreditate vuole che il tango oggi detto milonguero nasca dopo gli anni 70 in centro, a Buenos Aires, nelle confiterias (luoghi di ritrovo simili a bar o rosticcerie, dove si può fare uno spuntino e anche ballare).

Nelle confiterias si recavano in pausa pranzo gli impiegati, uomini o donne, ma non necessariamente per ballare, bensì per fare conquiste, oggi diremmo a “rimorchiare donne”. Queste persone non erano interessate al ballo ma ad appoggiarsi ad una donna, stringerla e parlargli all’orecchio. Ed erano persone che, non essendo interessate al ballo, per la maggior parte non sapevano ballare.

Nacque quindi questa “moda” di ballare molto chiusi, stretti, un tango fatto di tanti piccoli passetti e qualche giro.

Si diffuse quindi piano piano questo modo di ballare, che ancora oggi alcuni non definiscono nemmeno uno stile ma appunto una moda, e che continua a creare così tanto disagio in chi lo apprende. Una cosa è certa chi balla in asse il tango salon non ha problemi a ballare anche molto “apilado” come nello stile milonguero. Quindi la questione si pone molto per i ballerini in stile milnguero quando si mettono in gioco con gli altri: da qui la famosa frase ” eh ! scusa sai io ballo il tango milonguero…”.

Ho visto molti insegnanti di stile milonguero che nel momento di esibirsi buttavano via il loro stile per sfoggiare un tango in asse, da salon, aperto, più libero che si trasformava poi nello stile coreografico o fantasia.
E si vedono spesso molti allievi di questi insegnanti delusi, quando poi durante una esibizione i loro maestri non propongono il tango che insegnano ma qualcos’altro.

Lo stile Milonguero si adatta bene a piste piccole, strette, dove c’è poco spazio, o appunto in tutte quelle situazioni dove si richiede di essere a stretto contatto.

Nella pratica da milonga è facile passare da uno stile all’altro per il milonguero vero, ovvero colui che sa ballare il tango argentino e usa lo spazio, l’abbraccio, i passi e il ritmo della musica per esprimersi come il sentimento e l’estro del momento gli suggeriscono.

Dunque ricapitoliamo Il tango argentino non è come la salsa, per cui chi balla la portoricana non si capisce con chi balla la cubana e così via.
Il tango argentino è uno solo, chi balla tango argentino lo balla con tutti.

Gli stili diversi nel tango argentino non precludono di ballare con altre persone, caratterizzano solo la quantità e il tipo di passi e movimenti che uno può fare.
Nello stesso tango si possono alternare vari stili, allargando o chiudendo l’abbraccio, facendo o non facendo alcuni passi o figure, si può passare dallo stile salòn a quello più fantasia, spazio permettendo, per tornare poi di nuovo apiladi.

Chi dice io ballo solo il tango milonguero o il tango nuevo e non è capace di eseguire i passi fondamentali del tango ha delle carenze tecniche molto forti.
Ricordo un esempio recente: ho conosciuto una ragazza che balla, dice lei, il tango milonguero da tre anni ma non sa fare gli ochos, se mi guidi, dice, io faccio tutto, si in effetti tutto male, senza criterio, senza eleganza e senza tecnica.

Un suggerimento: quando qualcuno vi chiede voi che stile ballate ? Rispondete:
“Io ballo il tango argentino, e tu che pezzo ti sei perso di questo ballo ?”

In una intervista rilasciata in esclusiva ascoltiamo la storia di come nasce lo stile milonguero.

Kely y Facundo Posadas - Madrid - Accademia delle Belle Arti - dicembre 2006
10° Encuentro de Tango con Los Grandes.

Los Chantas Cuatro Team


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Dic
06
2008
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Le trasformazioni nel modo di ballare il Tango argentino

Questo articolo, scritto da Lidia Ferrari, è apparso su “Buenos Aires Tango”, anno IV – numero 71 – Buenos Aires, Argentina.

Lidia Ferrari, argentina, è psicoanalista, ballerina e studiosa appassionata del tango.

La traduzione è di Giuseppe Blanco.


Per chi si avvicina al tango, o come spettatore o per imparare a ballare, è molto difficile avvertire le differenze di stile.

I gruppi di tango, il tempo (grande maestro!), l’esperienza, le ore passate a ballare in pista, i differenti luoghi di tango visitati, le persone con le quali si balla e i diversi insegnanti coi quali si apprende a ballare, vanno via via arricchendo la propria conoscenza. Con questa progressiva conoscenza del mondo del tango si affina la capacità di osservare e si comincia ad apprezzare differenze e variazioni che prima non si notavano: gradualmente si comincia a riconoscere una diversità negli stili.

Oggi c’è una grande discussione sugli stili del tango. Il problema delle discussioni fanatiche sugli stili di tango sta nel fatto che a volte sono proprio le persone con meno esperienza a prendere partito in maniera superficiale.

La cosa certa è che il tema non è di vitale importanza per chi è appena agli inizi.

Non si deve fare confusione fra gli stili del tango, intesi come quei modi di ballare il tango che si sono man mano stabilizzati, con lo stile personale che ognuno acquisisce nel ballo.

Il proprio stile personale non è influenzato solamente dal maestro con cui si è imparato. I maestri indicano un cammino, ma esistono altre variabili che influenzano il proprio modo di ballare: personalità, abilità, senso musicale, attitudini, caratteristiche fisiche, sensibilità, gusti, affinità, cultura estetica; questi sono gli aspetti che plasmano non solo lo stile di tango che si balla, ma anche il proprio stile come persona.

E’ difficile raggiungere un proprio stile personale senza essere passati attraverso una esperienza ricca di pratica, di apprendimento, e di frequentazione di milonghe. Una cosa è imitare lo stile di un maestro, altra cosa è acquisire un proprio stile personale. Ma lo stile personale si costruisce col tempo e con la esperienza. E’ come la costruzione di una casa: dobbiamo cominciare dalle fondamenta. Gli abbellimenti, le decorazioni verranno in seguito. Nessuno può collocare i quadri prima di aver costruito le pareti. Per questo sono importanti buone e solide fondamenta.

Dunque, quando si discute di stili o modi codificati di ballare il tango (milonguero, de salon, fantasia, canyengue, nuevo, etc.) si tende a considerarli come qualcosa di statico, come se da quando si inventò il tango, fossero già stati chiaramente definiti. Così come ogni ballerino costruisce il suo modo di ballare con gli anni, allo stesso modo gli stili che si sono andati codificando non sono stili creati e imbalsamati una volta per sempre. Sono il frutto di laboriose costruzioni di arte popolare collettiva, che si trasformano nel tempo.

In un’epoca in cui prevale il tango da spettacolo, i grandi maestri possono venire da lì. Poi può arrivare il tempo in cui cominciano a fiorire le milonghe e alcuni maestri nascono in questi spazi. A loro volta questi differenti stili si mescolano, si modificano, crescono, si consolidano e allora quello che crediamo essere uno stile autentico dalle origini, in realtà non è che una trasformazione nel tempo e nelle persone, il che non lo fa meno vero.

Sarebbe un bene che le polemiche sugli stili non impoverissero il tango, come accade quando in realtà sono in gioco mercati potenziali o orgogli personali. Sarebbe più proficuo che la discussione sugli stili si sviluppasse per approfondire le conoscenze e per arricchire il tango.

In generale gli stili nascono dalle modificazioni originate dai valori culturali e dalle condizioni sociali degli ambienti dove si balla.

Nella tappa di consolidamento del tango, il modo di ballarlo subisce importanti cambiamenti.

José Gobello cita Viejo Tanguero, cronista del quotidiano “Critica de Buenos Aires” che nel 1913 dice: “In questo quartiere il tango ha subito grandi innovazioni, modificando non solamente le sue figure ma anche la sua elasticità e sinuosità , che furono la caratteristica interessante delle origini. Interpretato da ragazze per la maggior parte italiane, che non si adattavano al movimento che i creoli autentici imprimevano al ballo, a quel tango fu posto il nome di “tango liso”. Il cambiamento nel modo di ballare divenne quasi generale e perse l’aspetto originario. Per questo motivo molti di coloro che ballavano in quel quartiere riempivano le scuole di ballo. Tuttavia famosi ballerini, come “el flaco Saul” si identificavano nei due stili e ballavano con la stessa facilità nell’una o l’altra milonga”.

Le polemiche di allora non sono le stesse di oggi. Gli stili permangono e, a volte, si modificano. Per esempio, attualmente, le polemiche sui differenti stili non sono legate a ragioni di moralità o di pregiudizi culturali.

Tuttavia gli stili continuano il loro cammino di trasformazione, così come le polemiche continuano, ma il tango vive.

- Los Chantas Cuatro Team -

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